La psicogenealogia, o psicologia transgenerazionale, racchiude un insieme di conoscenze e metodologie di lavoro di diversi studiosi. L’elaborazione di ciò, si deve ad Anne Ancelin Schutzenberger. Il concetto fondamentale di questa disciplina é che noi non siamo individui separati e isolati, bensì non possiamo prescindere dalla nostra famiglia e dal vissuto dei nostri avi [...]
La psicogenealogia, o psicologia transgenerazionale, racchiude un insieme di conoscenze e metodologie di lavoro di diversi studiosi. L’elaborazione di ciò, si deve ad Anne Ancelin Schutzenberger. Il concetto fondamentale di questa disciplina é che noi non siamo individui separati e isolati, bensì non possiamo prescindere dalla nostra famiglia e dal vissuto dei nostri avi.
Ciò che i nostri antenati hanno vissuto, i loro traumi e sofferenze, i loro sogni e aspettative, le loro gioie e i loro progetti di vita, travalicano le generazioni e si manifestano nei nuovi nati con ripetizioni o psicosomatizzazioni, cosicché (ri)appaiono patologie fisiche e psichiche, fallimenti economici o sentimentali, etc…Viene data “scientificità” ai concetti biblici “le colpe dei padri ricadono sui figli per diverse generazioni” e “i genitori hanno mangiato l’uva acerba e i figli ne hanno ricavato il dente che duole”. Ciò che si tramanda è soprattutto il non-detto, il segreto di famiglia. Spesso si tratta di un fatto tragico, scandaloso o vergognoso (fallimenti, morti misteriose, abusi, incesti, nascite illegittime, etc…), il quale viene così tramandato nelle generazioni e produce sofferenza fisica e psichica. Come afferma A. A. Schutzenberger, quando le cose vengono taciute il corpo deve per forza esprimerle e questa è la somatizzazione. Il corpo del bambino (figlio, nipote o pronipote) si trasforma nella voce dell’antenato ferito, nella “parola” del suo trauma. Diventa allora necessario “tirare fuori lo scheletro dall’armadio”, decodificare le ferite non rimarginate ed occuparsene, per liberarsi dal freddo che ci hanno portato dentro. Portare alla luce le nostre radici identitarie, ricostruire e rivelare la storia familiare, permette di iniziare il cammino della propria libertà individuale. Il lavoro della psicogenealogia si inscrive nell’attualità di un mondo in piena mutazione. La nostra epoca è agitata da memorie collettive onnipresenti, che entrano in risonanza con il peso delle memorie ancestrali, ingombre di fantasmi, intrise di sofferenza e colpevolezza. Diviene dunque urgente, in questo contesto, liberarsi del passato traumatico per sbrogliare la propria storia. L’architettura dell’albero psicogenealogico diviene rivelatrice della nostra appartenenza a un corpo familiare. Aiuta a risalire alla sorgente della nostra esistenza e delle nostre scelte, delle trasmissioni inconsce, dissimulate in una catena aggrovigliata che spesso influisce sul nostro presente con i suoi lutti non elaborati, segreti, conflitti, ingiustizie. Diventa così possibile interrogarci sul posto da dare alle situazioni ripetitive che hanno delimitato (e limitato) la nostra esperienza individuale, in legame con gli avvenimenti vissuti dalle generazioni precedenti e liberarci dalle ripetizioni e dai legami che non ci consentono di progredire.